papa francesco

La morte di Francesco, il diluvio di voci e la radiografia del complottismo

Alle 7.35 di lunedì 21 aprile 2025 Jorge Mario Bergoglio è spirato nella sua stanza di Casa Santa Marta. Il certificato, firmato dal direttore della Sanità vaticana Andrea Arcangeli, indica ictus cerebrale, coma e collasso cardiocircolatorio irreversibile. Alle 9.47 il camerlengo Kevin Farrell ha proclamato in cappella la formula che apre la sede vacante, trasmessa in diretta dalla Sala Stampa e rilanciata dalle agenzie di tutto il mondo.

Dal Gemelli alla Loggia: gli ultimi due mesi

Il declino era iniziato il 14 febbraio, quando il pontefice era stato ricoverato al Policlinico Gemelli per una polmonite bilaterale. Ne è uscito solo il 23 marzo, dopo trentotto giorni di degenza – il ricovero più lungo per un papa dall’era Wojtyła. L’ultimo lampo di presenza pubblica è arrivato la domenica di Pasqua, 20 aprile, quando Francesco ha salutato la folla in papamobile e, seduto sulla sedia a rotelle, ha affidato a un collaboratore il messaggio «Urbi et Orbi» prima di rientrare provato a Santa Marta. Dodici ore più tardi le sue condizioni precipitavano.

Nascita di una «morte parallela»

Già durante il ricovero, Telegram e TikTok si popolavano di video che dichiaravano il papa “clinicamente morto”. A incendiare la miccia, come ricostruisce Open, è stato un filmato di Fabrizio Corona, subito amplificato da canali cospirazionisti. Nel pieno della convalescenza spuntavano le figure di Bombolino e dell’“Ottavo Re di Roma”, influencer romani da centinaia di migliaia di follower. «Per noi il Papa è morto, diteci dov’è» gridavano in un live del 10 marzo, trasformando il sospetto in format virale.

Dall’obitorio fantasma al «sosia sul balcone»

La fantasia non ha risparmiato nulla. A marzo circolavano foto di un presunto funerale notturno in cappella; ad aprile, l’immagine di un papa in corsia con sei dita – un’opera di IA grossolana – macinava decine di migliaia di condivisioni. Dopo l’apparizione pasquale, la narrazione si è aggiornata: «Quello sul balcone è un attore», sostenevano post corredati da frame sgranati o generati dall’intelligenza artificiale. In un mese sono apparsi oltre 2,5 milioni di contenuti sullo stato di salute di Bergoglio; quasi il 30 % si è rivelato manipolatorio o falso, come documenta Il Messaggero.

Chi soffia sul fuoco

Perché queste storie attecchiscono? Gli psicologi indicano tre bisogni:

  • Epistemico – offrire un copione ordinato a eventi angoscianti;

  • Esistenziale – recuperare controllo proclamandosi detentori di una verità segreta;

  • Sociale – costruire appartenenza dentro comunità “risvegliate”.

Quando questi fattori si intrecciano con algoritmi che premiano l’emozione, la bufala diventa quasi irrefrenabile. Il caso Francesco ne è la prova: Open elenca ventuno fake diventate virali – dalla stretta di mano con Rockefeller al giaccone bianco di Balenciaga – tutte smentite ma sempre pronte a risorgere grazie al prossimo video “shock”.

L’economia dell’attenzione

Dietro la militanza ideologica scorre un fiume di denaro. Ogni view frutta pubblicità; ogni iscritto a un canale “premium” vale donazioni e merchandising. Bombolino e l’“Ottavo Re di Roma” vendono abbonamenti esclusivi dove promettono «dossier riservati» sulla morte del papa; i video con hashtag #Papadouble superano i due milioni di click in ventiquattr’ore, un rendimento irraggiungibile per qualsiasi smentita ufficiale.

Il fact‑checking che non basta

A ogni ondata, testate come Open e agenzie come ANSA archiviano referti, video in 4K della Pasqua e la scansione del certificato medico. Ma le prove scivolano via nel flusso: chi cerca conferme alle proprie paure non le vedrà. Eppure restano lì, aperte, incontrovertibili.

La verità è sinfonica

Papa Francesco amava ricordare che «la verità è sinfonica»: richiede tempo, ascolto, pazienza. Nella sua ultima battaglia mediatica la sinfonia dei fatti è stata sommersa da un frastuono di voci che promettevano segreti inconfessabili. Resta a noi la scelta: accendere lo schermo del telefono per l’ennesimo “scoop” o fare un passo indietro, rileggere i documenti, osservare le immagini e riconoscere l’unica storia che resiste al controllo delle prove. Quella, semplicemente, della vita e della morte di un papa che ha camminato fino in fondo con la sedia a rotelle e con il suo nome.

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